NPL: un oro finanziario che non luccica.
Un giugno caldo di “lavori in corso” per le banche italiane, come ci dimostra la riapertura delle trattative su gli NPL del Monte dei Paschi da parte dei fondi speculativi che chiedono una ulteriore riduzione del prezzo. Durante la delicata trattativa che vede il salvataggio della banca senese, per determinare il fabbisogno del capitale complessivo, il prezzo degli NPL è fondamentale. I delicati passaggi che ci hanno portato all’oggi e le future speranze riguardanti i crediti deteriorati, sono i temi affrontati l’8 giugno 2017, presso il Consiglio della Regione Toscana, dove si è svolto il convegno “Non Performing Loans economia reale e finanza astratta, criticità circolare nel sistema”.
L’incontro, voluto da MLS, Master Legal Service, lo studio legale leader nel contenzioso e negli affari, rappresentato dall’avvocato fiorentino Carlo Eugenio Casini e dall’avvocato romano Dino Crivellari, con il supporto della rivista mensile di cultura e politica “Il Governo delle Idee”, fondata dall’ex assessore alla cultura Gianni Conti, ha voluto creare un convegno innovatore in toscana, occupandosi di crediti deteriorati, gli NPL che sono la parte debole delle sofferenze bancarie. I crediti deteriorati, rivalutati dai fondi speculativi che li acquistano a percentuali bassissime, stanno scatenando una guerra finanziaria direi asimmetrica. L’avvocato Dino Crivellari, ex AD di Unicredit Credit Management Bank e tra i professionisti italiani più preparati sul tema, ha sottolineato che le banche devono essere rimesse in condizione di funzionare, tornando a fare credito alle imprese, in quanto la maggior parte dei casi di insolvenza, non sono mancati pagatori volontari, ma imprese o privati cittadini che non riescono a sconfiggere la “crisi” che attanaglia la nostra economia da quasi un decennio.
Gli NPL, sono un problema che neppure la costituzione del fondo Atlante e Atlante 2 è riuscito ad attutire, l’ultimo acquisto di NPL ha fissato il prezzo intorno al 32% del valore lordo delle sofferenze, con 10/20 punti percentuali in più dei prezzi offerti dai fondi speculativi, dimostrando la sua utilità finalizzata solo alla politica. Non solo le banche commerciali non si sono alleggerite del problema, ma si sta rafforzando l’oligopolio delle cinque grandi banche americane che comprano un euro di sofferenza mediamente a 17/20 centesimi. Se nel 2008, il premio Nobel Krugman si augurava di vedere l’economia mondiale tornare a una scienza umana, l’avvocato Crivellari auspica alle banche di riuscire a recuperare le sofferenze, di sciogliere il “nodo Gordiano” che attanaglia la nostra economia. Una soluzione sarebbe la proposta di un “condono Bancario” che permetta agli istituti italiani di ricapitalizzarsi, e proprio su questo fronte “giocare” il riassetto bancario. Non più quindi una cessione di NPL ai fondi speculativi, che comprano a meno della metà del loro valore, ma un recupero diretto che non creerebbe ulteriori perdite, bensì l’azzeramento delle sofferenze messe a bilancio.
La storia fin dai tempi del codice di Hammurabi, ci insegna che La teoria dei cicli, con la sua concezione del divenire storico in un continuo ripetersi, possiede l’illusione di “prevedere” il futuro, e la scienza economica è quella più a rischio in questo momento. Non possiamo illuderci di una crescita costante e una gestione controllata del rischio, dimenticando che, nessuna teoria economica garantisce la stessa certezza e generalità di una legge scientifica. Se le banche si trovano in questa situazione, hanno sicuramente una parte importante di responsabilità, ma non per questo debbono essere sconvolte e messe in ginocchio da perdite che sono la conseguenza di una crisi sistemica che nel passato vedeva il “nemico” nel “bank runs” ed oggi in una catena finanziaria a effetto domino completamente nuova. Si è sviluppato uno stato di disordine che influisce negativamente sull’economia portando continue variabilità nella catena dell’intermediazione finanziaria. Nessuna economia deve permettere che si crei un sistema bancario inefficiente.
Per questa ragione è stato proposto un “New Deal”, un nuovo patto tra banche e consumatori, con il quale sarebbe possibile affrontare in modo etico e sociale, le difficoltà delle imprese anche più piccole, escludendo i fondi speculativi e il massacro sociale che ne deriva. Coloro che aderiscono al “condono New Deal”, chiuderebbero i loro debiti con la successiva cancellazione dalla Centrale Rischi Banca d’Italia e dalle altre centrali, tornando ad avere la loro propria dignità creditizia. Chiaramente il passo successivo deve essere una maggiore vigilanza delle regole bancarie e di coloro che lavorano a stretto contatto con l’utente. Dello stesso avviso il Presidente di Confindustria Firenze, Luigi Salvadori, che in questo biennio di Presidenza, si assume l’arduo onere di rimettere al centro delle priorità, lo sviluppo economico territoriale e dunque l’impresa che ha bisogno del capitale umano e del supporto bancario. In rappresentanza delle Istituzioni bancarie era presente l’avvocato Giovanni Staiano, Responsabile Ufficio Legale ABI, che non nega il problema degli NPL per le banche italiane, ma vede la possibile gestione “inhouse”, credendo assolutamente nella capacità del sistema bancario nel ricavare un rendimento.
La vigilanza europea impone agli istituti di credito di liberarsi delle zavorre NPL, con le linee guida pubblicate a marzo dalla Bce sulla gestione dei derivati, ma il vero passo avanti dovrebbe essere la pazienza di non avere la fretta, di avere del tempo per coinvolgere il sistema politico affiancato a quello bancario. L’entrata dei fondi speculativi produrrebbero un oligopolio che porterebbe il capitale patrimoniale delle banche ad essere eroso. La gestione interna, la cartolarizzazione sono prospettive attuabili al problema. Deve essere portato avanti un lavoro di gruppo, una sinergia tra le varie Istituzioni e non di meno il miglioramento della giustizia civile, abbreviando i tempi delle procedure esecutive nei tribunali e assicurandosi che il patto marciano funzioni nel produrre effetti reali per le imprese. Ma cosa determina il il divario tra la domanda e l’offerta di prezzo degli NPL, il cosidetto “GAP” che può produrre una asimmetria informativa tra venditori ed acquirenti? Ed è stato Alessandro Mele, CEO di Ethicalfin Group a spiegare che la distanza tra il valore netto di bilancio e il valore di mercato degli NPL si è ridotta rispetto agli anni post-crisi finanziaria, rimanendo attualmente a livelli di circa il 25%. Una distanza “culturale” tra le banche cedenti e il mercato degli investitori, ha prodotto elevate asimmetrie informative sul portafoglio clienti oggetto della cessione, con difficoltà per gli istituti di credito ad investire nell’aggiornamento delle informazioni a sistema sui crediti, creando un approccio al problema derivati, incompatibile con le aspettative degli investitori.
Quindi per una riduzione del GAP, Mele auspica una maggiore sensibilità alle esigenze delle banche e degli investitori, offerte che riducano il conflitto d’interesse prodotto dai consulenti, spesso troppo orientati ai processi interni della banca, e nel creare competenze gestionali e immobiliari che forniscano leva all’investitore. Ma ancora una volta torna al centro dell’attenzione la problematica della lentezza della nostra giustizia, agli effetti della crisi economica e alle cattive pratiche gestionali di alcune banche si sono sommati quelli legati alla lentezza delle procedure di recupero dei crediti. In Italia i tempi per chiudere un fallimento sono doppi rispetto alla media degli altri principali paesi europei; a parità di flusso di nuovi crediti deteriorati sottoposti a procedure giudiziali. Nelle parole della dottoressa Patrizia Pompei, Presidente terza sessione del Tribunale di Firenze, si capisce la complessità della “macchina” che muove le esecuzioni fallimentari, la questione primaria non è tanto la gestione delle procedure fallimentari ed esecutive, che sono puntualmente regolamentate e verificate con grande attenzione, ma il bisogno di intervenire a monte, creando le condizioni necessarie a garantire la vitalità delle imprese, come più volte si è sollecitato, richiedendo la presenza e l’aiuto anche della politica spesso non presente. Nei miliardi dei quali sono composti gli NPL, ci sono i singoli individui, i clienti delle banche che sono diventati gli utenti debitori, come ci ricorda Giampaolo Luzzi, che opera nel recupero crediti, che ha fondato nei primi anni novanta uno studio specializzato in mercato degli NPL, volendo instaurare un connubio tra performance ed etica, offrendo alla clientela un servizio efficace, efficiente ed altamente professionale.Il debitore non deve essere “impaurito” ma deve potersi raffrontare con un interlocutore corretto, equo e deontologicamente ineccepibile. L’ organizzazione richiede procedimenti complessi, tecnologicamente all’avanguardia, ma flessibili alle diverse esigenze dei clienti. Dobbiamo essere in grado di offrire un ventaglio di servizi che soddisfino tutte le problematiche legate alla gestione del credito.
Una volta che il credito è stato oggetto di vendite ed eventuale cartolarizzazione, la necessità seguente il recupero è la monetizzazione. Questo non è un nodo facile, non richiede la gestione dell’alta finanza, e gli ostacoli e la lentezza giudiziaria non ci aiutano, ci dice durante il suo intervento l’avvocato Paolo Maresca, esponendo i punti salienti della relazione predisposta insieme all’ avvocato Carlo Eugenio Casini, esperti in esecuzioni immobiliari ed esecuzioni in generale. Il ruolo centrale dell’avvocato, per diretta esperienza, è cercare una soluzione stragiudiziale anche di fronte a una procedura esecutiva in corso, ma anche in fase precedente; riferisce infatti l’avv. Maresca che le azioni di recupero promosse vengono spesso seguite da una immediata visita del recuperatore presso il debitore; ciò consente da un lato di meglio garantire i giusti diritti del creditore, dall’altro di modulare l’intervento di recupero anche nel pieno rispetto delle accertate condizioni del debitore. Comunque in assenza di corrette procedure in tempi celeri il creditore non potrà essere soddisfatto portando il debitore ad avere un deprezzamento dei beni, a danno di entrambi.
Una rivoluzione legislativa è stata ottenuta nel 2005, con la possibilità di acquisto del bene con mutuo ipotecario di primo grado, agevolando le aste immobiliari e la presenza di privati. Ed è qui il nodo che proprio le banche dovrebbero sciogliere, predisponendo delle linee guida a delineare il ricorso al credito per la partecipazione alle aste, anche organizzando corsi di formazione per la gestione delle pratiche di mutuo: si agevolerebbe il circuito bancario stesso, che sarebbe il primo a recuperare da queste procedure. Ricordando che al posto di molte aste andate deserte, si potrebbe ottenere una norma che permetta al delegato, su istanza dei creditori, di vendere a trattativa privata avvalendosi di esperti del settore. Non solo quindi legislatori che devono creare alternative immediate, ma le banche devono assumersi la consapevolezza di essere le più dirette interessate a far si che il sistema funzioni. Ovviamente non si vogliono creare “utopie”, il valore di mercato difficilmente coinciderà con il ricavato di un’asta, e l’aspetto “morale” sarà in molti casi un ostacolo all’avvicinamento del tipo di acquisto, ma dovrà essere preso in considerazione il buon senso di comprendere che il deprezzamento del bene è un danno per il debitore ma anche per il creditore che non sarà integralmente soddisfatto. Il legislatore dovrà prendere in esame la problematica per la quale, con sentenza n. 21110 del 28/11/2012 è intervenuta la Cassazione, evidenziando la carenza normativa sull’inesistenza di titolo idoneo a giustificare l’esercizio dell’azione esecutiva. Il rapporto tra i terzi che vantano diritti reali sull’immobile pignorato, e la problematica dei tempi odierni che strangola una parte della società, l’assegnazione della casa familiare in sede di separazione. Da segnalare su questo punto l’intervento ultimo della Cassazione con sentenza n. 7776 del 2016, applicando il principio della priorità di trascrizione rispetto al pignoramento. Osserviamo quindi, che se da un lato dobbiamo necessariamente accelerare le procedure, potremmo creare un avviso di vendita unico che indichi più date d’asta con i ribassi già indicati nell’ordinanza di delega. Questa soluzione, che peraltro non appare in contrasto con l’attuale vigente normativa, permetterebbe di attirare l’interesse dei possibili compratori, in base alle proprie capacità economiche; soprattutto permetterebbe di accelerare le procedure di asta.
La conclusione che ha visto concordi tutti i partecipanti al convegno è stata una sinergia nell’affrontare con decisione il problema dei prestiti deteriorati, considerarla una esigenza primaria che vale per tutti gli intermediari. Ricordiamoci sempre che non esistono scorciatoie e che non possiamo fare una buona economia con una cattiva etica.
Carlo Eugenio Casini
Elena Tempestini