GACS: problemi in vista? Un articolo dell’Avv. Dino Crivellari.
GACS: problemi in vista ?
Un anno fa pubblicavo su WSI un articolo dal titolo “Soros, le Gacs e le PMI: una soluzione innovativa per i crediti inesigibili” ( WSI ,23/11/18) nel quale, prospettando una soluzione innovativa per le PMI in difficoltà finanziaria (poi sostanzialmente recepita nei decreti legge Semplificazioni e Crescita ) , davo superficialmente conto delle preoccupazioni emerse in sede europea sugli effetti distorsivi delle Gacs.
In una tabella (che riporto di seguito ) si metteva in evidenza che l’introduzione delle Gacs aveva avuto come conseguenza un aumento dei prezzi di cessione dei portafogli di Npls rispetto ai precedenti prezzi di mercato.
Il commento era che si stesse affacciando il rischio , quasi certo , che il Tesoro prima o poi dovrà intervenire avendo garantito il guadagno dei fondi sottoscrittori dei bond senior.
Notizia di questi giorni (Reuters 15/11/19) , sembra che la Banca d’Italia abbia “avviato una raccolta di informazioni dettagliate sull’andamento dei recuperi di sofferenze “ nelle operazioni di cartolarizzazione con garanzia pubblica. Doveroso !
Quello che un po’ stupisce è che nessuno , quando le Gacs sono state ripetutamente prorogate, si sia particolarmente preoccupato, del fatto che trasferire quasi 200 miliardi di Npls dalle banche ai servicer nel giro di pochi anni avrebbe potuto comportare il rischio di perdita di efficienza nell’industria del recupero dei crediti.
La gestione del recupero dei crediti bancari è una procedura complessa che incontra già le prime difficoltà nella qualità delle informazioni e dei dati trasferiti dall’originetor al servicer.
Le banche italiane, che hanno accumulato dal 2008 in poi circa 350 miliardi di crediti cattivi, sono in gran parte il risultato di concentrazioni di decine di istituti realizzate negli ultimi vent’anni con la conseguenza , tra l’altro , che gli archivi documentali ed i data base informatici non sono quasi mai stati “omologati” per evitare costi che si ritenevano non necessari. Miopia.
Una pratica nata 20 anni fa in una banca nel frattempo incorporata da un’altra banca, a sua volta incorporata da una terza, è stata archiviata all origine secondo criteri ormai obsoleti ( la digitalizzazione dei documenti e ‘ attività introdotta solo da pochi anni e perlopiù per le pratiche nuove) che rendono oggi molto difficile poter disporre di un corredo informativo e documentale di qualità adeguata. I Regulators solo di recente hanno emanato norme stringenti in proposito.
Già questo aspetto, che condiziona non poco il “tasso di incertezza“ di chi deve valutare il prezzo di acquisto del credito sottostante, comporta una complessità enorme per il nuovo gestore, il servicer, su cui ricade la responsabilità del risultato di recupero.
Quando il fenomeno riguarda decine di migliaia di files che nel giro di pochi giorni passano dalla banca originator al servicer , è evidente che l’efficienza della nuova gestione ne possa risentire profondamente.
Altra difficoltà di non piccolo momento è data dall’avvicendarsi dei legali sulla stessa pratica. È consuetudine , con non poche motivazioni , che il servicer revochi i legali precedentemente officiati dall’ originator e li sostituisca con i propri legali fidelizzati e formati per l utilizzo dei suoi applicativi informatici.
La soluzione di continuità che ne deriva ha conseguenze molto negative sulla ordinata e disciplinata gestione delle procedure giudiziarie. A volte, solo per acquisire la documentazione in possesso del vecchio legale, il nuovo legale ci mette mesi, con buona pace delle stressate attese di recupero previste nei business plan prodotti dagli advisor per convincere gli investitori a sottoscrivere i bond delle cartolarizzazioni.
L’ ottimizzazione documentale e del data base dei nuovi portafogli acquisiti è un’attività costosa che rallenta significativamente il “passaggio in produzione“.
Altro aspetto delicato e ‘ che le cessioni massive hanno costretto in questi anni I servicer a crescere dimensionalmente (personale) e tecnologicamente (sistemi informativi ) in tempi molto ravvicinati che spesso non hanno consentito di testare adeguatamente modelli organizzativi e di selezionare risorse con le competenze necessarie.
Non meno rilevante è la conseguenza della elevata concorrenzialità del mercato dei servicer che li induce ad accettare logiche tariffarie non sempre adeguate che poi impongono un controllo dei costi penalizzante per i fattori produttivi ingaggiati: risorse umane, legali, fornitori di servizi eccetera.
Pur essendo una consapevolezza diffusa, la circostanza che il recupero crediti sia ormai un’attività industrialmente complessa e di lungo periodo (in media nazionale ci vogliono sette anni per trasformare un credito in denaro), non è servita ,perlopiù , a dissuadere i servicer dal portare a casa la quantità maggiore possibile di operazioni.
Il mercato degli Npls e ‘ notoriamente inefficiente e oligopolistico perché ha una forte offerta (le banche ) e pochi compratori ( i fondi). Ma è super affollato dal lato dei servicer che, assillati dalla competizione, spesso fanno il passo più lungo della gamba.
Se a quanto precede aggiungiamo un’economia stagnante, la mancanza di provvedimenti legislativi atti a favorire la capacità dei debitori di fronteggiare i loro impegni e l’inefficienza del sistema giudiziario, è facile comprendere perché’ i risultati siano inferiori alle attese e la probabilità che le Gacs vengano attivate cresce.
IFIS ha comunicato che, secondo i suoi calcoli, dei circa 200 miliardi ceduti dalle banche, solo 11 miliardi sono stati recuperati. Se le osservazioni che abbiamo rassegnato sono corrette, non c’è da stupirsi.
Ben venga quindi questa attività ricognitiva della Banca d’Italia . Non potrà che aiutare tutti a comprendere meglio un fenomeno che sta condizionando e continuerà a condizionare per parecchio tempo lo sviluppo del nostro Paese.
Avv. Dino Crivellari