RISPARMIO PANDEMIA E POVERTÀ
Il 12 gennaio scorso, EUROSTAT ha pubblicato una analisi sul III trimestre del 2020 (n.6/2021, all.1) relativamente ad alcune grandezze economiche per l’Area euro , seguita il 28 gennaio da ulteriori dettagli (15/2021, all.2).
In una prima tabella viene mostrato l’andamento del tasso di risparmio delle famiglie dal 2008 al III Trimestre 2020.
Questa grandezza si è sempre mossa tra il 12,5% ed il 14 % del reddito disponibile fino al 2019. Nel 2020 si è verificato un fatto straordinario: al 30/6/2020 il tasso di risparmio era salito al 24,6%.
Mai accaduto.
Il fenomeno è stato particolarmente rilevante in Italia dove i depositi bancari di famiglie e imprese sono cresciuti dai 1813 mld del dicembre 2019 ai 1955 mld del giugno 2020(oltre 140 mld.), superando così per la prima volta i debiti bancari del medesimo agglomerato, sostanzialmente fermi sui 1700 mld. Nota Banca d’Italia che questa liquidità è stata usata dalle banche per sostenere il debito pubblico cresciuto nello stesso periodo della stessa cifra.
In pratica gli italiani, sia pur indirettamente tramite le banche, hanno finanziato la crescita della spesa corrente, prevalentemente destinata ai trasferimenti sociali (cassa integrazione, reddito di cittadinanza, ristori ecc.).
La circostanza non può che ricondursi ai lockdown dovuti alla pandemia che, nel primo semestre dell’anno, hanno ridotto i consumi del 13,5% ed il reddito del 3,5%.
Se il risparmio cresce nonostante la riduzione del reddito è ovvio che la contrazione dei consumi è stata più che proporzionale. La caduta del Pil lo testimonia.
Nel III trimestre la situazione si modifica a seguito degli allentamenti delle regole comportamentali antivirus nel periodo estivo.
Il tasso di risparmio si contrae ad un, comunque elevatissimo, +17,3% (7 pp in meno di giugno). Utile notare che la riduzione del tasso di risparmio in Italia è stata inferiore a quella di Finlandia, Portogallo, Spagna Francia Belgio e Polonia, e alla media della Area Euro ma superiore a quelli di Svezia, Austria, Cechia, Olanda e Danimarca.
Il dato è coerente con l’aumento dei consumi (+13,9%) . Nello stesso periodo il reddito disponibile è cresciuto a livello europeo del 3,9% grazie, probabilmente, ai trasferimenti sociali. Da notare che, coerentemente, Spagna, Francia, Belgio e Polonia hanno registrato nello stesso periodo una crescita significativa dei consumi individuali, superiore a quella italiana ed alla media dell’Area euro, pur mostrando tassi di crescita dei redditi ben inferiori. Logico che in questi paesi il risparmio si sia contratto maggiormente.
Nel terzo trimestre rimbalza anche il Pil a dimostrazione della capacità di reazione del sistema che fa ben sperare per una rapida ripresa alla fine della crisi sanitaria, sempre che, nel frattempo, il sistema creditizio non abbia ceduto sotto il peso del peggioramento degli attivi, il debito pubblico non sia diventato esplosivo e la tenuta sociale non sia eccessivamente degradata.
Ci sarebbe da aspettarsi che, a seguito dei provvedimenti restrittivi autunnali dovuti alla seconda ondata, nel IV trimestre dovremmo vedere nuovamente una crescita del tasso di risparmio, una riduzione dei consumi e del reddito disponibile se i trasferimenti sociali saranno stati insufficienti a compensare le chiusure delle imprese, sempreché le parziali riaperture prenatalizie , che stanno provocando la terza ondata, non abbiano compensato la caduta del Pil.
Se nel IV trimestre il tasso di risparmio non dovesse tornare a crescere, potrebbe voler dire che le famiglie e le imprese non avranno più registrato un reddito eccedentario rispetto alle pur ridotte opportunità di consumo.
Se il risparmio registrasse un tasso negativo, non ci sarà altra spiegazione che quella di un drastico impoverimento delle fasce più basse di reddito che avrà reso necessario attingere alla liquidità in precedenza accantonata.
Sarebbe un pessimo segnale anche perché le banche potrebbero non avere più la finanza necessaria a sostenere il debito pubblico crescente.
In tal caso eventuali ritardi nell’attingere al Recovery fund potrebbe creare un piano inclinato pericoloso.
Avv. Dino Crivellari
Leggi il documento Eurostat di integrazione all’analisi sul III trimestre 2020 (n.15/2021) del 28/01/2021 (.pdf 558kb)